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Il caso di Adriana Smith: tenuta in vita solo perché incinta?

Adriana Smith, infermiera statunitense di 30 anni, è stata dichiarata cerebralmente morta lo scorso 19 febbraio a causa di coaguli di sangue al cervello.


Al momento della morte, Adriana era incinta di circa 9 settimane. Da allora — da oltre tre mesi — il suo corpo è mantenuto in vita artificialmente in un ospedale di Atlanta, in Georgia, per permettere al feto di svilupparsi.


Ma la famiglia non è d’accordo.


La madre della donna parla apertamente di “tortura”, soprattutto dopo che i medici hanno riscontrato anomalie già evidenti nel feto, come la presenza di liquido nel cervello che potrebbe comprometterne gravemente la salute.


A complicare tutto c’è la legge della Georgia, la cosiddetta “heartbeat law” (LIFE Act), che vieta l’interruzione di gravidanza dopo la rilevazione dell’attività cardiaca fetale — quindi anche nei casi più estremi — a partire, in media, dalla sesta settimana.


Adriana Smith

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