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LA GENERAZIONE Z E' UN'OPPORTUNITA' PER BRAND ED INSERZIONISTI


I giovani della Generazione Z, cioè coloro che oggi hanno poco meno o poco più di 20 anni, sono tra i consumatori più appassionati di contenuti musicali e non, offerti dalle piattaforme di streaming audio, prima tra tutte Spotify. Seguono i Millenial e si può facilmente scommettere che non siano ormai molto distanti neppure i bambini della generazione Alpha, che non possono essere censiti perché non avrebbero ancora l'età per accedere a questo tipo di contenuti in autonomia.

A questa amplia platea guarda oggi anche un business pubblicitario che per quanto riguarda la piattaforma svedese leader di mercato arriva a coprire il 15% del fatturato (dato Q4 2021) e punta ad un incremento significativo per il prossimo futuro (a fine 2021, la società ha totalizzato 1 miliardo di ricavi pubblicitari a livello mondo). «L'Italia si conferma uno dei mercati di punta di Spotify a livello europeo e il nostro Paese ha un'ottima posizione in Europa» commenta Alberto Mazzieri, Head of Sales Spotify Southern Europe. «Compatibilmente con una situazione del mercato pubblicitario che, come sappiamo, è più che mai in questi mesi incerta e volatile, contiamo comunque su una seconda parte dell'anno ancora positiva» ribadisce Mazzieri.


I dati emersi dalla quarta edizione dello studio “Culture Next”, report annuale globale realizzato da Spotify sulle tendenze che caratterizzano le nuove generazioni, fotografano l'uso che Millenials (562 miliardi di minuti di musica su Spotify in un anno) e Generazione Z (578 miliardi) fanno di contenuti musicali e audio e disegnano un quadro in cui lo streaming audio soprattutto nel caso degli Z non è più solo uno strumento per stare al passo con i tempi e seguire le tendenze, ma per esprimere la propria personalità (lo dichiara l'83%) e ricercare un posto unico nel mondo, anche attraverso la ridefinizione del rapporto con i creator.


Dalla ricerca, infatti, emerge che il 73% degli Z ascolta e utilizza l'audio per connettersi meglio con sé stesso, lontano dai continui confronti e dalla ricerca di consenso che sottende invece solitamente l'utilizzo dei social (Instagram e Tik Tok in primis). Una generazione, questa, che si dichiara per il 67% stressata (contro il 48% dei millenials) e che utilizza i podcast per affrontare lo stess (67%), calmarsi (57%) e trovare risposte a quelle domande difficili o troppo personali per poterne parlare in famiglia o agli amici (61%).


Un rifugio ideale dunque, dove anche i brand che cercano una connessione sempre più intima e duratura con il loro giovane pubblico sono entrati. Il futuro? Alberto Mazzieri ne é convinto: «Partendo da queste evidenze, i brand e gli inserzionisti possono davvero inserirsi nel dibattito culturale in tempo reale: l’audio digitale, rispetto ad altri formati, è piuttosto facile (e veloce) da produrre, il che significa che ogni azienda può partecipare a un dibattito culturale proprio nel momento esatto in cui si sta svolgendo».


Resta da capire a quali nuovi codici comunicativi i giovani Z (e gli Alpha, che già vogliono dire la loro) saranno sensibili in questa nuova dinamica mediatica. E non sarà forse neppure questa una sorpresa: quelli che li faranno sentire davvero unici e daranno loro la possibilità di intervenire in maniera creativa nel dibattito culturale.

 

FONTE: IL SOLE 24 ORE

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