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Bernard Arnault, CEO LVMH



Bernard Arnault non è solo uno dei più influenti e ricchi imprenditori francesi. Non è neppure soltanto uno degli uomini più ricchi al mondo, questo è ovvio e non è neppure così importante. Il suo nome è simbolo di luxury, stile esclusività. Del suo impero familiare LVMH fanno parte ben 75 marchi, tutti simbolo del meglio del meglio nella loro nicchia. Nella moda gestisce tra gli altri Louis Vuitton Christian Dior, Céline, Givenchy e Kenzo. Tra gli champagne fa più o meno l'en plein con Dom Pérignon, Ruinart, Krug, Moët & Chandon. E non possono mancare i gioielli, come Tiffany, Bulgari, Hublot... Nato il 5 marzo 1949 a Roubaix, nel nord della Francia, Arnault ha costruito un impero economico pian piano. La sua passione per gli affari e per il lusso si è rivelata evidente fin dai primi anni. Nel 1971, all'età di soli 22 anni, ha ereditato l'azienda edile della sua famiglia e, pian piano, ha cambiato rotta. Nel 1984 ha acquistato Financière Agache, che gli ha fornito il trampolino di lancio per il suo impero. Arnault è noto per la sua abilità nel rilevare brand di lusso in difficoltà e riuscire a rilanciarli con successo sul mercato globale portando un approccio manageriale moderno e innovativo. La strategia di Arnault in fondo è semplice: si basa da sempre sulla valorizzazione della tradizione e dell'artigianato, combinata con l'innovazione. In questo modo ha saputo portare una ventata di freschezza e di novità in marchi storici, rispettandone l'eredità e le radici culturali. Uno dei suoi colpi di genio è stata l'acquisizione di Louis Vuitton nel 1989, marchio simbolo della pelletteria di lusso fondato nel 1854. Grazie alle sue abilità di marketing e al suo talento per il branding, Arnault ha rinnovato Louis Vuitton, in modo che negli anni la maison è rimasta un simbolo di prestigio e status. Come? Rivoluzionando un po' tutto. Pharrell, il nuovo direttore artistico di Vuitton, proprio in questo periodo sta mixando street style e lusso tradizionale. Perché chi guarda troppo indietro perde.

(Giulio Strocchi, Lorenzo Tiezzi)

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