La grandezza dei grandi uomini a volte è fatta soprattutto di semplicità e vita tranquilla. E' il caso di Carlo Ancelotti, fresco vincitore del Mondiale per Club con il suo Real Madrid e forse presto sulla panchina del mitico Brasile. La stampa spagnola lo chiama Carlo Magno ed è considerato uno dei migliori allenatori di tutti i tempi, ma lui minimizza. Tutt'al più sorride. Il suo palmares è unico. Dal 2014 è nella Hall of Fame del calcio italiano; nel 2020, in occasione del cinquantenario del Paris Saint-Germain, è stato nominato miglior allenatore della storia del club; nel 2019 la rivista francese France Football l'ha messo tra i migliori allenatori della storia del calcio... Ex centrocampista, solo da allenatore ha vinto lo scudetto in cinque paesi, con un totale di 24 trofei, eppure non si prende sul serio. Al Santiago Bernabeu ha cantato “Hala Madrid y Nada Mas”, a San Siro nel 2007 invece intonava “Alè Milan alè". Non è tutto: “I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero l'ha cantata più volte: dopo una vittoria con Bayern Monaco, quando allenava il Napoli e pure in tv. Quand'era al Chelsea organizzava addirittura karaoke durante i ritiri pre stagionali. A 63 anni, non ha nessuna intenzione di fare il nonno a tempo pieno. Sono note le sue doti di motivatore, caratteristica che dovrebbe essere tipica di ogni buon allenatore. Ancelotti, in particolare, fa sempre dare il meglio ai suoi giocatori, anche grazie ai film. Nel 2003, in occasione della finale di Coppa dei Campion tra Milan e Juventus aveva preparato un video con il discorso di Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”. Ma Ancelotti tra i suoi attori preferiti ha Benigni e De Niro, ma non è solo un appassionato di cinema. Ha anche interpretato se stesso, più volte, recitando con Lino Banfi, Gigi e Andrea e Terence Hill. Forse il segreto di Carletto (gli amici lo chiamano così) è che non ha mai dimenticato le sue origini, a Reggiolo nel cuore dell’Emilia contadina. Ancora oggi, quando va in pachina o sceglie la formazione per una partita importante, capisce che il calcio è prima di tutto un gioco. Certo, è anche un business da 47 miliardi di euro nel mondo, ma se non lo affronti col sorriso, non giochi cinque finali di Champions League vincendone quattro. La sua tranquillità è quella di chi è nato e cresciuto tra emozioni semplici e ambiente sano, con un padre temprato dalla fatica della campagna.
top of page
bottom of page
Comments