Campione del mondo WBC nel 2008 per la categoria dei Pesi Massimi Leggeri, tra i pugili italiani più forti di tutti i tempi, Giacobbe Fragomeni è autore del libro “Fino all’ultimo round”-(Limina). Per lui tutti siamo nati per combattere sino alla fine, sino a quando avremo respiro. Il libro è in vendita nella sua palestra o sulla Rete, dove si trova anche la sua biografia. Per Fragomeni lo sport equivale a resilienza, per lui e per gli altri. Infanzia difficile nel quartiere Stadera di Milano, un'esistenza dura, un padre violento, nessuna prospettiva, o alternativa. La sofferenza, la droga e l'alcol, come uniche vie di uscita. Ma Giacobbe ha trovato da solo la forza per uscire da queste situazioni, grazia allo sport, salendo sul ring, in palestra e an
che nella vita. “Lo sport agonistico ti autoregola, ti fa crescere, ti evolve”, dice Fragomeni.“Superi i tuoi limiti, le fasi, non sai se potrai farlo, ma lo farai, come è successo a me. Insegno la stessa cosa perché l’ho provato sulla mia pelle. Un po’ come il replicante di Blade Runner, ho visto cose che voi umani... Diete estreme, no alcol, ho sopportato di tutto, con il carattere che manca a molti; però dovremmo anche chiederci se, come giovani in un mondo e in una società come quella di oggi, non saremmo stati anche noi come tanti giovani e giovanissimi che invece critichiamo sempre. Probabilmente è anche il contesto a fare la differenza”.
Come è nata l’idea di questo libro?
“Mi allenavo con il compianto Giovanni Parisi, ero infortunato. Un giornalista mi ha chiesto come facessi a combattere e a stare in palestra dopo solo 5 mesi da un intervento importante, dopo il quale mi avevano detto che avrei recuperato la piena forma fisica in 2 anni. E’ stata la mia voglia di arrivare e di riprendermi a farmi rialzare. I ragazzi di oggi sono cresciuti avendo tutto a portata di mano, basta una videochiamata, o ordine su Internet, c’è il tutto e subito...Manca l’attesa e la conquista, che avevamo noi”.
Il tuo momento più bello ?
“Il momento più importante della mia vita è stato quando sono passato dalla strada allo sport serio”. Dice. “Non sapevo, né immaginavo cosa avrei fatto. Da piccolo non credevo che avreifatto neppure una vita normale. Ai giovani dico di credere in se stessi, non alle illusioni di Internet e alla TV, ad esempio”.
Non soffri a stare dietro le quinte?
Per niente, oggi sono un insegnante e resto comunque in prima linea come allenatore, trasmetto ai ragazzi i miei insegnamenti e con loro vivo l’emozione del combattimento. La loro crescita è la mia, la loro vittoria è anche la mia”. DI FRANCESCA LOVATELLI CAETANI
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