Nel salotto di casa mia, tra i quadri della mia mamma e di mia nonna, entrambe pittrici, ci sono ovviamente un po' di foto di famiglia. La più grande però è presa dalla pagina di un quotidiano. Si vede bene Filippo Tortu che piange, dopo aver vinto la staffetta 4 x 100 alle Olimpiadi di Tokyo con Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Lorenzo Patta. A guardare meglio si vede il tricolore, l'abbraccio dei quattro nostri atleti e la pelata del più forte, l'uomo più veloce al mondo, Marcel Jacobs from Desenzano, Brescia. Siccome sono ormai bresciano come lui (pur d'adozione), sono pelato e corro quando mi giro sorrido sempre. Perché Marcell è sempre con me, anzi con tutti noi italiani, che mai abbiamo avuto il campione olimpico dei 100 metri... e ora invece ce l'abbiamo. Ci abbiamo messo un bel po' a capire che uno degli atleti più importanti di oggi e di sempre è italiano. Oggi, finalmente, è protagonista della scena mediatica, protagonista di tanti spot e pure del gossip. Solo da poco lo vediamo testimonial di questo o quel prodotto, con il suo bel sorriso e i suoi tanti tatuaggi. All'inizio, quando vinse due Ori alle Olimpiadi, era gestito dalla società di comunicazione guidata da Fedez e quasi non lo vedevamo. La colpa però non è certo solo del rapper, che anche è un grande professionista dei media. Eravamo noi italiani a non capire che dobbiamo festeggiare e possiamo farlo ancora, anzi per sempre, perché un titolo olimpico sui 100 metri, la gara più importante di tutte, è per sempre. Dobbiamo imparare a correre insieme, o almeno dietro, a Marcell Jacobs, uno che ogni giorno si alza e si allena più o meno 6 - 7 ore, mica 14 come noi lavoratori indefessi (ovviamente soprattutto fessi). Perché quando spingi sempre al massimo non devi mica esagerare, il riposo è allenamento, il sonno è vita. Abbiamo più o meno tutto da imparare da Marcell, che si allena per anni e poi rischia tutto in 9 secondi. In pista è solo. Immaginare l'autostima e la pressione che un atleta del suo livello deve sopportare fa tremare i polsi. Si è parlato troppo della sua "mental coach", troppo poco dei suoi allenatori e della sua forza mentale. Il 2 giugno a Firenze al Golden Gala Jacobs scende in pista contro l'americano Kerley, Argento a Tokyo, che ovviamente è sicuro di batterlo. Marcell sorride e lo aspetta ai blocchi.
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