Archistar per eccellenza, Renzo Piano è italiano ma vive a Parigi ed è da tempo doppia cittadinanza, sia italiana sia francese. Nato a Genova nel 1937, ha ovviamente riprogettato il Ponte Morandi dopo il drammatico crollo dell'agosto 2018. Due anni dopo, nell'agosto '20, dice Wikipedia: "è stato inaugurato, in sua sostituzione, il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell'architetto Renzo Piano e aperto al traffico il giorno dopo verso le 22 circa". Perché Renzo Piano è uno degli italiani più noti al mondo e nonostante abbia ormai 85 anni non ha alcuna intenzione di andare in pensione per 'fare spazio ai giovani'. Sia chiaro, se lo merita, ma la faccenda non stupisce. Se Firenze affidò al 41enne Filippo Brunelleschi la costruzione della Cupola del suo Duomo, oggi l'Italia si affida a Piano come ad un nume tutelare... che per fortuna ama, davvero e non da oggi, i giovani. Senatore a vita, in parlamento si fa sentire poco, ma nel 2006 è stato il primo italiano ad essere inserito dal prestigioso Time nella sua Time 100, ovvero l'elenco delle 100 personalità più influenti del mondo. E soprattutto, il suo (lauto!) stipendio di senatore a vita lo usa per uno scopo preciso: aiutare giovani architetti under 35 a ripensare le nostre periferie con il progetto G124. Per un intero anno, questi giovani architettati lavorano, poi vengono sostituiti da altri selezionati attraverso un apposito bando. A coordinare il lavoro, oltre allo stesso senatore, ci sono i tutor: architetti, ingegneri, sociologi e psicologi scelti personalmente da Renzo Piano. Pure loro, senza percepire stipendi. Perché le periferie sono belle davvero? Mica sempre, pensa Piano, che però non le considera neppure “lontane, tristi, abbandonate” . "Quando ci lavori scopri che sono piene di energia e non solo, anche di bellezza. C’è bellezza umana, ma anche la bellezza tout court. È l’idea di bellezza che si coniuga con l’idea di qualità" , spiega. E quindi, sì, se gli ormai anziani maestri sono tutti come Renzo Piano, l’Italia ha davanti a sé un futuro luminoso, di eccellenza, design e architettura. Anche perché Piano, come il suo nome, non ha bisogno di urlare. Più che parlare, fa.
(Jacopo Neri)
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